domenica 24 giugno 2012

Van Lierde, vittoria in solitaria sulla Promenade des Anglais

SPETTACOLO La partenza dell'Ironman France alle 6h30 dalla
celebre Promenade des Anglais.
Nizza, domenica 24 giugno.

Sono le 22.30, la notte è scesa a chiudere una giornata luminosa, piena di sole e colori. L’abbiamo vissuta lungo la Promenade des Anglais, stipata di pubblico, 80 forse 100 mila persone ad incoraggiare gli uomini di ferro che alle 6 e 25 del mattino sono partiti verso “la grande bleue”. Erano in 2500 (di cui 1350 alla loro prima esperienza in un Ironman), ma diversi di loro, a quest’ora, non sono ancora divenuti dei “finisher”.  È questo il destino del triathleta, sempre puntuale al momento della partenza, ma mai certo di essere là all’arrivo. “Anything is possible” recita lo slogan. Tutto è possibile, dunque, anche battere un record detenuto dal 2010 dallo spagnolo Marcel Zamora.  L’exploit è riuscito al vincitore della passata edizione, il belga Frederik Van Lierde che ha polverizzato di circa 4 minuti il record di Zamora. Senza ridere ma pure senza reprimere un sorriso di soddisfazione, l’uomo dei Paesi Bassi ha percorso 3,8 km a nuoto, 180 km in bici e la maratona finale in otto ore e ventun minuti. “L’anno scorso sentivo che avevo dei margini di miglioramento in bici. Questa volta ho dato tutto in questa tratta e in parte ho pagato nella corsa, che tuttavia mi ha sorriso ugualmente”. Uscito primo già nel nuoto (47’22”), Van Lierde ha incrementato il suo vantaggio in bici, per poi “amministrare” nella tratta conclusiva. Alla fine tra lui e il secondo, il britannico Paul Amey, oltre venti minuti di scarto. Assenza di concorrenza? “Non credo. C’erano comunque due grandi avversari alle mie spalle (oltre a Amey, il francese Chabaud, ndr.). E poi non è mai finita in un Ironman. L’anno scorso alle Hawaii ho dovuto abbandonare al km 32. Bisogna restare concentrati e alimentarsi correttamente. Una défaillance può arrivare da un momento all’altro”.  Van Lierde è una bestia di lucidità e coraggio. Testimone suo padre Roger, che non può trattenere le lacrime all’arrivo del figlio. “Perché ha sempre vissuto per lo sport, per il quale ha fatto enormi sacrifici”, afferma. “Si allena sette ore al giorno, tutti i giorni, allora è bello vederlo vincere”.
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